Pescara, giallo su un rene scomparso
Un medico dell'Ospedale Civile di Pescara è stato posto agli arresti domiciliari dalla Squadra mobile con le accuse di omicidio colposo, soppressione di atto pubblico e falso ideologico in atto pubblico. Il chirurgo Marco Basile, 50 anni, romano, è indagato per la morte di una 74enne malata di tumore all'intestino, il 18 gennaio 2007 nell'ospedale, dopo tre interventi. Dall'autopsia, inoltre, è emerso che alla donna mancava un rene.
Nel corso delle indagini sulla morte dell'anziana è emersa la falsificazione dei verbali degli interventi chirurgici, a cui la donna era stata sottoposta, ed in particolare quello relativo alla seconda operazione, effettuata il 27 novembre 2006 per una infezione interna dovuta ai punti di sutura. Questo secondo verbale, secondo quanto riferito dagli inquirenti, sarebbe stato inizialmente fatto sparire e sostituito poi, nel corso delle indagini, con una fotocopia.
In seguito al sequestro del registro degli interventi, è stato infatti appurato che un foglio era stato strappato. Il sostituto procuratore, Gennaro Varone, che conduce l'inchiesta, ha sottolineato che la falsificazione dei verbali ed in particolare di quello relativo all'intervento del 27 novembre 2006, sarebbe stata effettuata "per coprire imperizie nelle cure prestate alla donna e che ne hanno causato il decesso".
Sempre il Pm ha spiegato che l'arresto del medico si è reso necessario per evitare inquinamenti delle prove. Riguardo al rene asportato, senza che i familiari ne sapessero nulla e senza che nulla fosse riportato nei documenti ospedalieri, gli investigatori ipotizzano che sia stato danneggiato durante uno degli interventi e se ne sia resa necessaria l'asportazione. "Ciò che è certo - dice Varone - è che il rene, dai referti radiologici, sino al 4 dicembre, prima, dunque, dell'intervento del 6, la donna lo aveva ancora". Le indagini della mobile e della magistratura proseguono per fare chiarezza. Gli investigatori confidano nella collaborazione anche di altri medici o infermieri.
Escluso espianto per un trapianto
"Il rene non è stato espiantato per essere reimpiantato in un altro paziente, su questo siamo sicurissimi". Non ha dubbi Nicola Zupo, dirigente della Squadra Mobile di Pescara al termine della prima parte delle indagini che hanno portato all'arresto del chirurgo Basile. "L'unica cosa certa è il falso nei documenti post operatori - spiega il dirigente della Questura - L'ipotesi del furto del rene non esiste: è escluso a priori che si possa reimpiantare il rene di una donna di 74 anni con un tumore. Bisogna capire però se si è di fronte ad un omicidio colposo o volontario, cioè se il rene è stato espiantato per salvare la vita alla donna dopo un errore chirurgico o per togliere le prove di un errore. In quest'ultimo caso sarebbe omicidio volontario".
fonte:tgcom.mediaset.it